Estetiste

Care amiche, a volte non ce ne accorgiamo o, più semplicemente, non vogliamo ammetterlo ma il tempo scorre via veloce. Dico questo perché sono trascorsi quasi ventisette anni da quando noi estetiste abbiamo ottenuto il riconoscimento ufficiale della nostra professione.

Le amiche meno giovani ricorderanno sicuramente che prima del 1990 il nostro mestiere veniva considerato affine a quello del parrucchiere e noi venivamo chiamate manicuriste, pedicuriste, visagiste e persino massaggiatrici, creando talvolta  qualche equivoco poco piacevole.

Fortunatamente nell’ormai lontano 1990 una normativa valida su tutto il territorio italiano-la Legge 1/90- ha stabilito che “l’attività di estetista comprende tutte le prestazioni e i trattamenti eseguiti sulla superficie del corpo umano il cui scopo esclusivo e prevalente sia quello di mantenerlo in perfette condizioni, di migliorarne o proteggerne l’aspetto estetico, modificandolo attraverso l’eliminazione o l’attenuazione degli inestetismi presenti”.

Certo, in ventisette anni il mercato è cambiato, le richieste dei clienti sono aumentate, le imprese di estetica si sono moltiplicate così come si sono sviluppate le competenze del nostro personale e i servizi offerti.

Eppure, malgrado l’importanza di questa legge-che nel nostro settore costituisce una sorta di pietra miliare- c’è ancora qualcosa che non va.

Fatta la legge, trovato l’inganno recita un antico detto popolare. Ecco, allora che capita di incontrare persone che si improvvisano esperte di nail art o di tatuaggi dopo aver frequentato mini corsi di pochi giorni e che esercitano la loro attività perché è stato detto loro che non devono attenersi alla legge 1/90. Si assiste impotenti a un proliferare dell’abusivismo, dei servizi svolti in nero all’interno delle abitazioni.

Casalinghe insoddisfatte, giovani disoccupate e lavoratrici con la necessità di arrotondare il loro stipendio sono spesso attratte da iniziative organizzate da fornitori commerciali senza scrupoli che fanno loro credere che si possa imparare a decorare le unghie o ad applicare l’extension alle ciglia in poche lezioni.

E quando le signore e le signorine in questione si rendono conto che senza una qualifica di estetista non si potrà mai esercitare la professione alla luce del sole sviluppano un “mercato ombra” di trattamenti low cost presso il proprio domicilio o quello della cliente, alla totale insaputa del fisco ed anche senza una copertura assicurativa. Il tutto a scapito non solo dell’erario ma anche della salute e del benessere del consumatore finale.

Non voglio fare la bacchettona o il Savonarola della situazione. Dico soltanto che è necessario correre ai ripari perché a rimetterci è la reputazione di tutto il nostro settore.
Lo scorso 29 novembre è stata presentata alla Camera dei deputati una riforma della Legge 1/90 per stabilire che solo l’estetista è la figura professionale abilitata ad eseguire trattamenti a scopo estetico. Una figura che ha seguito un percorso di studio e di formazione adeguata e che non si improvvisa onicotecnica o truccatrice dopo aver frequentato poche ore di lezione.

Inoltre, la riforma della legge prevede di dare all’estetista nuove possibilità di lavoro, con titoli riconosciuti di specializzazione successiva alla qualifica professionale. Molte di noi hanno già preso parte a corsi di aggiornamento e sono in grado di lavorare a fianco a fianco con i medici aiutando persone che vivono situazioni di malattia o di fragilità psichica.

La loro preparazione e la loro competenza devono essere riconosciute e valorizzate  perché  tutte noi sappiamo che la bellezza va ricercata a 360 gradi, dentro e fuori di noi e delle nostre clienti.
Quello che mi auguro è che la riforma della legge riesca se non a sconfiggere-impresa ardua- almeno ad arginare il fenomeno dell’abusivismo e dia i giusti meriti a chi esercita la nostra professione con competenza, professionalità ed onestà.